Nel 1963, l’industria automobilistica italiana viveva un periodo di grande fermento, grazie al miracolo economico che stava trasformando il Paese e il modo di vivere degli italiani. Le auto, un tempo considerate un lusso riservato a pochi, diventavano sempre più accessibili per un numero crescente di famiglie. In questo contesto, la Lancia avviava un processo di rilancio che avrebbe portato alla creazione di uno dei modelli più rappresentativi della sua storia: la Flavia.
La Lancia, un marchio con una lunga tradizione, aveva attraversato momenti difficili nei decenni precedenti. Tuttavia, con la direzione di Carlo Pesenti e l’ingegneria innovativa di Antonio Fessia, il marchio tornava in carreggiata. Fessia, noto per le sue idee avanguardistiche, si era già distinto per il prototipo Caproni Cemsa F11 del 1947, ma ora, nel 1960, il suo impegno si traduceva nel debutto della Flavia, una berlina che si inseriva perfettamente nel filone d’eccellenza della Lancia, seguendo le orme di modelli leggendari come l’Aprilia e l’Aurelia.
La Flavia si presentava come una berlina di classe superiore, lunga 4,58 metri e dotata di quattro porte, offrendo un ampio spazio interno e un’attenzione maniacale ai dettagli. Le sue caratteristiche innovative includevano:
Queste innovazioni suscitarono un notevole interesse tra gli appassionati e gli esperti del settore, sebbene non mancassero le critiche da parte dei tradizionalisti della Lancia.
Il design della carrozzeria, realizzato da Piero Castagnero, si distaccava dai canoni classici, rompendo gli schemi convenzionali e proponendo un’estetica più audace e moderna. Nonostante le perplessità iniziali, il modello riuscì a conquistare una clientela che apprezzava la qualità e la raffinatezza della progettazione.
Il prezzo della Flavia, fissato a 1.715.000 lire, era superiore alla media delle concorrenti, ma il modello si distingue nettamente nel panorama automobilistico dell’epoca. Si confrontava più con modelli anticonformisti come la Citroen DS rispetto a rivali più tradizionali come la Fiat 1300-1500 o l’Alfa Romeo Giulia. La Flavia si proponeva come un’alternativa per chi cercava non solo prestazioni, ma anche comfort e stile.
La potenza del motore, inizialmente limitata a 78 CV, non era paragonabile a quella delle rivali Alfa Romeo, ma la Flavia compensava con un impianto frenante efficiente e un’affidabilità che la rendeva una scelta sicura per le famiglie. Gli ingegneri della Lancia sapevano che l’evoluzione era necessaria, così nel 1963 venne introdotto un motore da 1.800 cc, seguito nel 1965 dall’innovativa alimentazione ad iniezione.
A partire dal 1962, la Flavia si trasformò in una gamma completa, con versioni affascinanti come la coupé disegnata da Pininfarina, la cabriolet di Vignale e la sportiva di Zagato. Nel 1967, la seconda generazione della Flavia mantenne l’impostazione tecnica originale, ma subì modifiche estetiche che la resero meno originale rispetto al modello precedente. La cilindrata, comunque, salì fino a due litri, aumentando le possibilità di performance.
La lunga carriera della Flavia si concluse nel 1973, lasciando dietro di sé un’eredità di innovazione e stile. Oggi, a cinquant’anni di distanza dalla sua nascita, la Flavia è ancora ricordata con affetto dai “lancisti doc”, simbolo di un’epoca in cui l’auto rappresentava non solo un mezzo di trasporto, ma anche un modo di esprimere la propria identità e il proprio stile di vita.