Il pilota, che esordirà quest’anno a bordo della Red Bull, svela la straordinaria storia di come ha convinto Helmut Marko.
Cresce l’attesa in casa Red Bull per il debutto ufficiale di Liam Lawson, alla prima stagione da ‘titolare’ in Formula 1 e con delle responsabilità già piuttosto importanti. Il pilota neozelandese aveva già debuttato tra i grandi nel 2023, a bordo della Racing Bull, e si è poi ripetuto nella passata stagione, quando è riuscito a ritagliarsi uno spazio in sostituzione di Daniel Ricciardo. Sono in totale 11 le apparizioni accumulate nell’ultimo biennio. Verosimilmente poche, ma sufficienti a convincere Helmut Marko ad affidargli il posto al fianco di Max Verstappen per il 2025.
E se al team principal sono bastate appena 11 gare per decidere di puntare su Lawson, ne sono servite ancor meno quando, nel 2018, ebbe l’intuizione di portarlo con sé nella Red Bull Academy. Perché certe volte le storie si scrivono anche con colpi di fortuna ed incredibili coincidenze, e quella del pilota neozelandese e del suo arrivo in F1 è sicuramente una di queste.
Dopo essersi classificato al secondo posto nel campionato tedesco di Formula 4 nel 2018, Lawson non aveva più un contratto per gareggiare e tornò nella sua terra natale, la Nuova Zelanda, dove partecipò al campionato di Formula Regional Oceania, una categoria precedentemente nota come Toyota Racing Series. “Era una competizione molto popolare: lo ha fatto Lando [Norris], lo ha fatto Lance [Stroll], lo hanno fatto molti ragazzi”, ha spiegato al podcast Pitsop.
“Si tratta di cinque settimane consecutive di gare in Nuova Zelanda durante l’estate, con auto molto simili alla F3, e qui [in Europa] siamo nel pieno dell’inverno, periodo in nessuno fa nulla. Capita quindi che molti vadano lì e lo usano come programma di test per cinque settimane come campionato in cui gareggiare”, ha proseguito sull’evento, prima di addentrarsi nel suo racconto e sul come è riuscito a convincere la Red Bull.
Lawson svela così come ha stregato Marko: “Sapevo che questa era la mia ultima possibilità perché non avevamo piani per il 2019, non avevamo soldi per andare in F3 e non c’erano più posti. Sono entrato in questo campionato pensando, ‘Devo in qualche modo tirare fuori qualcosa da questo’, e dopo il primo weekend avevamo il contratto dalla Red Bull. Helmut Marko era lì per seguire Lucas Auer, che era un Red Bull Junior all’epoca. E ricordo che era il mio compagno di squadra. Quando ci siamo presentati al primo round e ho visto il suo casco Red Bull, ho pensato ‘Oh mio Dio, è così bello: pilota Red Bull, casco Red Bull’. Sembrava un sogno. Poi capitò che in gara feci un grosso sorpasso su qualcuno, Marko mi notò e il giorno dopo avevamo il contratto”.